Lavoro, contratti a tempo indeterminato in calo
La fine degli incentivi pieni o ridotti ha fatto esplodere, nel 2017, i contratti a termine e ha fatto tornare al 2014 il numero di quelli a tempo indeterminato.
Insomma, il Jobs Act, con la fine dell’articolo 18 e nonostante la fine dell’articolo 18, ha esaurito i suoi effetti propulsivi. A dare conferma a quello che era emerso nelle rilevazioni trimestrali dello scorso anno è la nota finale congiunta sull’occupazione di Istat, Ministero Lavoro Inps, Inail e Anpal.
Dopo la crescita delle assunzioni stabili nel 2015 e 2016 trainata dagli incentivi contributivi, infatti, i contratti a tempo indeterminato nel 2017 diminuiscono e tornano a livello del 2014: le attivazioni stabili e le trasformazioni in rapporto di lavoro stabile sono state 2.220.000 con un calo del 10,77% rispetto al 2016 (2.488.000), anno nel quale c’erano ancora incentivi seppur ridotti.
Al contrario, nel quarto trimestre 2017, il numero di attivazioni a tempo determinato raggiunge il livello massimo (1 milione 891 mila) della serie storica dal primo trimestre 2011.
Invece la somma di attivazioni e di trasformazioni a tempo indeterminato è il valore più basso della serie sempre dal 2011 (519 mila). In totale le attivazioni nel trimestre sono 2,336 milioni e le cessazioni 2,262 milioni (con un saldo di +75 mila posizioni).
Ugualmente, il numero di lavoratori “a chiamata” o “intermittenti” nel quarto trimestre 2017 continua a crescere, mettendo a segno un +69,2% rispetto allo stesso trimestre 2016, con un incremento assoluto di 89 mila unità: che passano da 128 mila a 217 mila in totale. Anche se l’aumento è comunque “a tassi leggermente meno forti” rispetto ai due trimestre precedenti (+79,3% nel terzo e 75,9% nel secondo) quando il forte incremento era cominciato a seguito dell’abrogazione dei voucher. Analogamente prosegue il significativo aumento del numero dei lavoratori in somministrazione (+26,9% nel quarto trimestre 20179, in crescita tendenziale dal secondo trimestre 2013, con una forte accelerazione a partire dal primo trimestre 2017 (+22,5%) e confermata nel secondo e nel terzo trimestre del 2017 (+24,4% e +23,8%, rispettivamente).
Segnano un aumento di 443 mila le posizioni lavorative dipendenti nel quarto trimestre 2017 rispetto al quarto trimestre del 2016, sulla base delle comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro. Di queste, 40 mila sono a tempo indeterminato (incluso l’apprendistato), 403 mila a tempo determinato (incluso il lavoro stagionale). Rispetto al trimestre precedente, l’aumento delle posizioni lavorative dipendenti è pari a 75 mila, sintesi di un incremento di 108 mila posizioni a tempo determinato e di un calo a tempo indeterminato (-34 mila).
Di positivo, però, c’è che nel quarto trimestre 2017, il tasso di occupazione destagionalizzato è risultato pari al 58,1%, in crescita di un decimo di punto rispetto al trimestre precedente. Considerando l’ultimo decennio (2008-2017), il tasso aumenta di quasi tre punti percentuali rispetto al 55,4%, valore minimo del terzo trimestre 2013, “proseguendo nella tendenza al recupero dei livelli massimi pre-crisi” (58,8% nel secondo trimestre del 2008).